L'età prenuragica di Bari Sardo

Molte sono le bellezze e le ricchezze che si possono incontrare nella cittadina di Bari Sardo, frutto di secoli e secoli di storia che ancora oggi sono ripercorribili attraverso le testimonianze tangibili del passato: non a caso, infatti, la maggior parte delle città della Sardegna possono essere considerate a tutti gli effetti dei veri e propri musei a cielo aperto.

Le più antiche testimonianze della presenza umana sul territorio comunale di Bari Sardo risalgono all’età prenuragica, quando la cittadina iniziò a muovere i suoi primi passi verso la civiltà: questa fu un’epoca importante che portò la comunità a costruire le prime case rurali e le prime domus de janas(le case dei defunti).

Purtroppo oggi non vi è più traccia degli antichi edifici abitativi in quanto il materiale altamente deperibile con il quale furono realizzati non ne hanno permesso la conservazione nel tempo: diversa la situazione delle domus de janas, scavate nelle pareti rocciose o in grossi massi ancora oggi esistenti.

Oltre alle tombe collettive per l’inumazione dei morti, un’altra testimonianza del periodo prenuragico e nuragico è rappresentata dai menhirs (o perdasfittas), costituiti da blocchi granitici a sezione tondeggiante, che possono arrivare fino a 9 metri di altezza (rinvenuti nel parco archeologico di Lurcuri).

Testimonianze, queste, principalmente legate al culto delle divinità quali la Dea Madre o la Dea della fertilità maschile: un chiaro segno di come la popolazione prenuragica di Bari Sardofosse legata al culto degli dei e al culto dei morti, tanto da costruire per loro dei templi in pietra, nati per durare in eterno (a differenza delle loro stesse dimore terrene).