Arte, cultura, tradizioni e storia

La storia di Bari Sardo

scopriamo la storia di Bari sardo, dalle epoche più remote al medioevo fino all'età moderna. Nella zona si trova una torre del sistema difensivo voluto dagli spagnoli per difendersi dai pirati

Bari Sardo vanta una storia che affonda le radici nella notte dei tempi. La presenza umana è attestata fin dal Neolitico, come dimostrato da menhir e domus de janas. All’epoca nuragica risalgono i quattordici nuraghi disposti lungo la costa, segno di quanto la zona fosse strategica. Tale rimase anche durante la dominazione romana con il presidio "Custodia Rubriensis”, riferimento alla popolazione protosarda dei Rubrensi che stazionava nelle vicinanze.

L’abitato odierno ha avuto origine all’inizio del medioevo quando, per sfuggire alle scorrerie di Vandali e Saraceni, la popolazione fu costretta a spostarsi nell’entroterra abbandonando la costa. La zona è sempre stata conosciuta per la fertilità del terreno, con coltivazioni di grano e orzo che hanno sfamato la popolazione. Appartenente al Giudicato di Cagliari fino al 1258, Barì fu poi annesso alla Repubblica di Pisa e nel 1324 ai domini aragonesi.

Incorporato nei domini dei Carroz, il paese venne spesso devastato dalle incursioni dei pirati. Per questo Filippo II volle costruire un sistema di torri di avvistamento, una delle quali si trova nella zona: alta 13 metri, si poteva tenere d’occhio tutta la costa fra capo Bella Vista a capo Sferracavallo.  Nel 1839 il sistema feudale fu abolito e il paese uscì gradualmente dall’isolamento. Con l’unità d’Italia, Barì assunse il nome di Bari Sardo per distinguerla dal capoluogo della Puglia.

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